IPERGLICEMIA: I VANTAGGI DI UN APPROCCIO A 360°
18 Giu 2020Le patologie metaboliche connesse direttamente (o per molteplici diramazioni secondarie) ad un uso sconsiderato degli zuccheri sono ormai considerate “epidemie” di questo secolo.
Nella nostra società ricca ed industrializzata l’altissima disponibilità di cibi ad alto impatto glicemico mette in notevole difficoltà la capacità di risposta del nostro organismo: gli “alimenti” di oggi sono terribilmente potenti nel rialzare il livello degli zuccheri nel sangue (indispensabili al nutrimento del cervello) e li assumiamo con una frequenza sconosciuta nei decenni passati.
Il diabete è così passato nel giro di pochi decenni come triste eredità dai nostri nonni ai nostri genitori.
La situazione è aggravata dalla pressante offerta industriale di cibi spazzatura e da abitudini di vita sempre più sedentarie.
La possibilità di modificare questa situazione è nelle nostre mani: il diabete, infatti, pur essendo una patologia fortemente invalidante, ha anche numerose via di uscita, costituite da un’alimentazione corretta che tenga sotto controllo l’utilizzo degli zuccheri (in qualità e quantità) e dalla pratica del movimento fisico, in termini accessibili veramente a tutti.
ALIMENTAZIONE E GESTIONE DEGLI ZUCCHERI
L’IMPORTANZA DELLA COLAZIONE E DEL TIMING DEI PASTI
Per quanto riguarda la gestione degli zuccheri, in termini di alimentazione corretta, non si tratta solo di scegliere alcuni tipi di cibo rispetto ad altri ma la distribuzioni dei pasti nell’arco della giornata gioca un ruolo fondamentale nel controllo degli stessi:
abbiamo una ulteriore conferma dell’importanza della colazione, che arriva da uno studio effettuato su diabetici di tipo 2 (cioè il diabete alimentare, quello più diffuso oggi e purtroppo in vertiginosa crescita nei paesi industrializzati).
Da una ricerca effettuata nella Diabetes Unit dell’Università di Tel Aviv, e pubblicata su Diabetologia nel Maggio 2015, una prima colazione ricca è in grado di ridurre la glicemia della giornata del 20% rispetto a chi invece mangi abbondantemente alla sera (Jabucowicz D et al, Diabetologia. 2015 May;58(5):912-9. doi: 10.1007/s00125-015-3524-9. Epub 2015 Mar 1).
A parità di calorie introdotte nella giornata, chi usa più calorie durante la prima colazione, facendola diventare il pasto principale della giornata, e riducendo la quantità di calorie assunte per cena, avrà una riduzione del 20% della glicemia durante tutta la giornata, e in modo specifico una riduzione del 20-23% della glicemia successiva al pranzo, che nell’esperimento era previsto con le stesse calorie per entrambi i gruppi studiati.
Significa che la prima colazione rappresenta un segnale durevole.
Dare all’organismo un doppio segnale di questo tipo (prima colazione ricca e cena ridotta o povera) consente di determinare nell’organismo una risposta che va al di là della singola analisi studiata.
Questo lavoro è importante perché conferma che la prima colazione ricca e la cena povera sono uno strumento fondamentale non solo per il trattamento dell’obesità, ma anche per la regolazione della iperglicemia e del diabete.
Costruire ogni pasto bilanciando vegetali, carboidrati e proteine
Dopo anni di critiche piramidi alimentari, negli ultimi anni si è capito finalmente che ogni pasto (compresa la prima colazione) deve essere bilanciato correttamente tra proteine, carboidrati integrali e frutta e verdura.
La Harvard Medical School ha negli anni scorsi proposto uno schema, rappresentato nella immagine che correda questo articolo, in cui finalmente viene dato il corretto valore alle proteine (1 g per chilo di peso) e alla integralità dei cereali e dei carboidrati.
Il secondo cardine per il controllo delle sindromi metaboliche è costituito
DALL’ATTIVITA’ FISICA
L’allenamento, infatti, è molto importante in quanto favorisce l’adattamento progressivo allo sforzo da parte del sistema circolatorio, del metabolismo e dell’apparato muscolare.
Negli individui soggetti a diabete di tipo 2, la resistenza all’insulina riduce l’assorbimento del glucosio insulino-mediato del 35-40% rispetto ad individui non soggetti.
L’assorbimento del glucosio insulino-mediato si verifica principalmente nei muscoli scheletrici ed è direttamente correlato alla quantità di massa muscolare ed inversamente correlato con la massa grassa.
Gli studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aumenta l’insulino-sensibilità periferica in individui con diabete di tipo 2, e che questa maggiore sensibilità persiste dalle 24 alle 72 ore post-esercizio.
L’effetto dell’esercizio fisico acuto sul meccanismo dell’insulino-sensibilità è perso in pochi giorni, per cui affinché tale effetto persista l’esercizio dev’essere svolto in maniera costante.
Altro consiglio pratico e semplice per aumentare l’attività cardiovascolare è quello adottare soltanto dei piccoli accorgimenti nel quotidiano: cominciamo, ad esempio, a camminare di più ed a non utilizzare l’ascensore fino al terzo piano, per poi aumentare di un piano (sempre a piedi) ogni settimana successiva, fino a compiere l’intera salita senza l’ascensore; con un po’ di allenamento non ansimeremo più e ci sentiremo meglio.
Autorevoli ricerche confermano che alcuni integratori alimentari possono rappresentare un supporto valido e sicuro
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