CORONA VIRUS: DIFENDERSI CONSAPEVOLMENTE
24 Feb 2020
Il Coronavirus, (con il suo nome ufficiale Sars-CoV-2), è consapevolmente presente in Italia da qualche giorno, inserendosi nell’abituale picco stagionale di influenza e parainfluenza e provocando sintomi e malesseri molto simili a quelli delle malattie da raffreddamento tipiche della stagione invernale, anche se la malattia che provoca ha un nome più complesso: COVID-19, che è l’acronimo di Co (corona), Vi (virus), D (“disease”, malattia) e 19 (anno di identificazione del virus).
Trattandosi di un virus “nuovo”, è d’obbligo la cautela, ma proprio nuovo non è.
Parliamo di un virus che appartiene a una famiglia di virus sufficientemente studiata negli ultimi anni e che manifesta, e ha manifestato dalla sua comparsa a oggi, comportamenti e modalità di trasmissione e di induzione patologica simili a quelli già conosciuti.
Quindi manteniamo tutte le cautele del caso su questa infezione, ma ragioniamo in modo scientifico per capire meglio i possibili rischi e le possibili evoluzioni della diffusione internazionale di questo Coronavirus.
Inutile l’allarmismo:
Mantenere la cautela basata sulla scienza.
Una persona infettata dal virus e senza sintomi può essere solo il segno di una debolezza del virus e della capacità di difendersi attivamente dall’infezione da parte di organismi sani.
Ecco alcuni spunti utili per la prevenzione degli effetti derivanti dal contatto con il virus che sono utili anche per la difesa da qualsiasi virosi respiratoria.
Strumenti di difesa a disposizione di tutti
Pulizia e detersione delle mani, igiene e protezione dai contatti
- con acqua e sapone per almeno 20 secondi,
- con soluzione di alcol etilico ad almeno 60 gradi,
- con candeggina (ipoclorito di sodio) allo 0.05% cioè diluizione 1/100 di una normale candeggina al 5%.
Usare le mani per fare tutto quello che serve, anche dare la mano alle persone, evitando però con cura di portare le mani non lavate alla bocca o di stropicciarsi gli occhi.
È importante lavarsi le mani prima e dopo l’incontro con altre persone e essere attenti alla corretta ed educata protezione dei propri colpi di tosse o starnuti. Il virus, come il classico virus influenzale, entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi un po’ di sana attenzione non guasta. Per chi si “mangia le unghie”, potrebbe essere una buona occasione per smettere…
Le superfici di contatto non sono certo la causa maggiore di diffusione. La diffusione è per contatto o per goccioline espulse con tosse o starnuti. Si può andare serenamente in metropolitana o sull’autobus se si lavano correttamente le mani dopo il viaggio e non si portano le mani non lavate alla bocca o agli occhi.
In casa propria o negli ambienti di lavoro basta pulire con acqua e candeggina o con alcol a 60 gradi le superfici di maggior contatto con il pubblico (maniglie, pulsanti e simili). Non servono comportamenti estremi perché alla fine la trasmissione più importante avviene attraverso le mani, come specificato anche dal Ministero della Salute.
L’uso della mascherina o degli occhiali non impedisce certo il passaggio dei virus, ma può difendere, in ambito pubblico, dalla trasmissione di microgoccioline che si creano con starnuti o tosse.
Le mascherine che filtrano i virus sono solo quelle con filtro (FFP) di classe 2 o 3 (FFP2 o FFP3) che sono praticamente introvabili, ma delle mascherine da lavoro, da ferramenta, da chirurgia o simili svolgono egregiamente il compito di fermare la maggior parte delle microgocciole degli starnuti.
Supporto al miglioramento delle proprie difese immunitarie
L’integrazione che suggeriamo in questo momento, è la stessa che consigliamo durante tutto il periodo invernale in prevenzione dei malanni stagione e in fase acuta in caso di influenze, ne si possono però aumentare le dosi:
Alimentazione corretta e controllo infiammatorio
Un’alimentazione varia e ricca di verdure consente di aumentare i livelli di minerali e di vitamine presenti nell’organismo.
Anche l’uso della frutta, se non esistono problemi specifici legati agli zuccheri, si affianca all’uso delle verdure per migliorare lo stato nutrizionale di ogni persona.
La relazione con il diabete e con gli zuccheri richiama alla memoria quanto avvenuto con la MERS (infezione da Coronavirus evidenziatasi in Medio Oriente nel 2012 con elevato tasso di mortalità) per la quale una ricerca pubblicata il 26 gennaio 2020 su Emerging Infectious Diseases ha confermato che la severità dell’infezione e la letalità della stessa (era sempre un Coronavirus, della stessa famiglia di quello attualmente in circolo) sono stati fortemente correlati alla presenza di diabete e di malattie cardiovascolari concomitanti.
Il controllo personalizzato degli zuccheri alimentari (importanti per ridurre l’infiammazione da zuccheri e da alimenti dell’organismo) sono tra le armi che da sempre suggeriamo per supportare l’organismo nella prevenzione antinfluenzale.
Insieme al controllo della infiammazione dovuta agli alimenti, che riduce l’efficacia del sistema immunitario, quella dovuta all’uso degli zuccheri sembra avere un effetto particolare sui Coronavirus (vedi sopra). Da poco sappiamo che anche le malattie respiratorie sono correlate agli zuccheri e il loro controllo aiuta la difesa da questa evenienza. Misurare quanto gli zuccheri e gli alimenti possano interferire nel proprio organismo è oggi una possibilità effettiva.
Cautela sull’interpretazione dei numeri
Il modo in cui vengono presentati i numeri dei contagiati e dei decessi relativi assume tendenze quasi di tipo “calcistico”. I numeri totali sono sicuramente destinati a crescere, ma per considerarli nella giusta luce è doveroso confrontarli, ad esempio, con i dati italiani della influenza invernale della stagione 2017-2018.
A volte non ci si rende conto di come un evento considerato “normale”, come la stagionalità dell’influenza, abbia dimensioni così vaste come quelle che vi segnalo, riportando i dati ufficiali del Istituto Superiore di Sanità.
- Nel corso della stagione 2017/2018, circa 8,7 milioni di italiani hanno avuto una sindrome influenzale o parainfluenzale, e solo il 24% ha ritenuto di doversi fare visitare da un medico.
- Durante i circa 4 mesi di presenza del virus in circolazione, la media di decessi giornalieri (cioè di morti OGNI GIORNO) è stata di circa 180-190. Si tratta di persone che già avevano problemi, ovviamente, in cui l’influenza o la sindrome respiratoria hanno facilitato il decesso. Per i patiti della matematica parliamo di circa 24.000 persone decedute CON l’influenza durante i mesi invernali.
- La mortalità delle persone ricoverate in terapia intensiva per complicanze della infezione influenzale è stata di 173 decessi su 764 ricoveri (persone più giovani, quindi, in cui l’influenza aveva portato a complicanze).
- In aggiunta, una comunicazione attuale da parte del CDC di Atlanta (USA) sulla mortalità da influenza 2019/2020 parla di 15.000 decessi di cittadini americani per virus influenzale tra fine ottobre 2019 e metà febbraio 2020.
Questi dati, riassunti sinteticamente, servono solo a fare riflettere sui numeri che si ascoltano o leggono quotidianamente e per mettere nella giusta relazione un evento (influenza invernale) che non provoca né blocchi aerei né quarantene con quello stimolato dal nuovo Coronavirus.
Teniamo da conto quanti sono i decessi solo italiani di una “normale” influenza, per mettere nel giusto rapporto quelli sui Coronavirus mondiali.
Un “portatore sano” non è quindi da considerare solo un possibile “untore” (come tristemente si percepisce da alcune comunicazioni apparse sulla stampa), ma anche un segno positivo della capacità da parte di una persona normale di contrastare gli effetti di un virus senza bisogno di essere “un super eroe”.
Molto probabilmente, nel giro di poco tempo troveremo sempre più persone guarite spontaneamente o che hanno anticorpi anti Coronavirus senza mai essersi accorti di averlo preso in precedenza e senza avere avuto sintomi.
Importante è che il virus non muti in modo rilevante, come può succedere quando incontra organismi mal nutriti, e sappiamo che le condizioni di igiene e di supporto nutrizionale che si possono attivare sono oggi, su base scientifica, potenzialmente efficaci per ottimizzare le difese immunitarie.
Il suggerimento più importante è di metterle in atto.