Cinque continenti in un orto all’ombra delle cupole del Santo
16 Set 2014
A Padova il «Giardino delle biodiversità», ampliamento dell’orto botanico universitario più antico del mondo,
Dopo la bomba d’acqua, a metà ottocento, descritta da Roberto de Visiani, pareva impossibile che l’Orto Botanico di Padova tornasse a nuova vita.
Invece tornò a rinascere, e più e più volte, fino a diventare così celebre da essere riconosciuto nel ’97 come Patrimonio mondiale dell’Umanità, perchè “è origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura” e ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica , l’ecologia e la farmacia
Una funzione essenziale.
Dopo quasi mezzo millennio, il più antico orto botanico universitario del mondo rinasce grazie a tecnologia e ingegno. Cinque serre, 1.300 specie vegetali, laghetti tropicali e cascate d’acqua: da ieri l’Orto Botanico di Padova «raddoppia»: da 22mila a 37mila metri quadri di verde incastonati tra Sant’Antonio, Prato della Valle e Santa Giustina. «Un giorno storico – sintetizza il rettore Giuseppe Zaccaria – un mix di storia, soluzioni tecnologiche e innovazione
Una grande foglia che respira
E’ concepito come una grande foglia che respira, che produce ossigeno, che si apre e si chiude per regolare la sua temperatura. Un edificio a un impatto zero sull’ambiente, che purifica l’aria e ottimizza le risorse
Decidono le piante
«Questo orto botanico – ha spiegato Telmo Pievani, filosofo delle scienze biologiche – è un grande viaggio nel rapporto tra l’uomo e le piante. Di come l’uomo abbia influito sul loro sviluppo e di come anche esse abbiano determinato lo sviluppo dell’uomo». Considerazione portata alle estreme conseguenze nel «nuovo» orto Infatti, oltre a «parlare ai visitatori» grazie alla nuova tecnologia degli iBeacon, sono proprio le piante a dare l’input per l’apertura e chiusura delle vetrate: un sistema computerizzato infatti mette in relazione i dati forniti dalle piante con i parametri di vita ottimali per ciascuna fascia climatica.
Il risparmio energetico
L’edificio è stato progettato per ridurre il più possibile l’impatto ambientale: la pioggia viene recuperata in una vasca di 450 metri cubi sul tratto che segna il passaggio tra Orto antico e nuovo ampliamento; il soffitto ricoperto di pannelli fotovoltaici consente la produzione di energia mentre nelle parti non trasparenti il soffitto è diventato terreno di crescita del verde consentendo una riduzione dei consumi energetici dell’edificio, la produzione di ossigeno e l’abbattimento dei valori di anidride carbonica e polveri sottili.
Laboratori, ricerca e accordo con Expo
Un grande valore – anche simbolico – è costituito dal ritorno dell’Orto a centro di ricerca: da sempre, fin dalla sua fondazione, l’istituzione patavina era stato un centro di importanza mondiale. I suoi erbari sono alla base di analoghe istituzioni in tutta Europa. «Con questo ampliamento – spiega il professor Giorgio Casadoro – abbiamo realizzato anche nuovi e moderni laboratori: grazie a questo investimento torneremo ad essere un centro di ricerca di livello internazionale e verrà arricchita anche la Banca dei semi delle specie vegetali per aiutare a preservare la biodiversità». Una supremazia scientifica nel campo certificata anche dall’accordo che verrà siglato nei prossimi giorni con il Padiglione Italia dell’Expo: all’università di Padova infatti verrà assegnata la curatela scientifica della mostra dell’identità italiana, un’esposizione delle piante caratteristiche di ogni regione che verrà curata proprio dall’Orto Botanico di Padova.
Orto Botanico Experience
Soprattutto il nuovo Orto Botanico apre una nuova era nella fruizione del sapere biologico da parte dei visitatori: oltre alla già citata tecnologia degli iBeacon, che consente di ricevere sul proprio smartphone le notizie riguardanti le singole piante, pannelli informativi multimediali, filmati, reperti e un fitto calendario di eventi introducono l’elemento interattivo nel rapporto con il visitatore. Un luogo che non si limita a conservare sapere e biodiversità ma che le fa vivere in relazione con l’uomo.